You can enable/disable right clicking from Theme Options and customize this message too.
logo

Il Nuovo Museo

Perché un nuovo Museo

E’ stato in origine nella sacrestia e in qualche stanza adiacente l’Oratorio che per secoli, insieme alle cose di chiesa, sono stati conservati i costumi, le bandiere, i drappelloni e i cimeli della Contrada. L’idea stessa di un Museo, di un luogo dove esporre oltre che riporre, è – rispetto alla storia della Contrada – abbastanza recente: infatti solo dal 1948 la Tartuca ha avuto un ambiente espressamente dedicato. Con il passar del tempo quei locali (sala delle vittorie, saletta dei costumi e sala per le pianete e per gli arredi dell’Oratorio) sono diventati insufficienti a contenere tutti i preziosi oggetti conservati dalla Contrada e hanno ovviamente mostrato anche i segni del tempo. Per quanto fossero allora all’avanguardia, sia come architettura che come materiali utilizzati (marmi preziosi, stucchi e vetrine illuminate dai neon), non sono risultati più rispondenti ai moderni criteri di progettazione e al concetto stesso di Museo che è profondamente cambiato, sia sotto il profilo della conservazione che dell’esposizione. Da tutto ciò dunque, fin dagli anni ‘70, l’idea di un nuovo Museo della Contrada della Tartuca, da realizzare sfruttando spazi provenienti dalla prevista e contemporanea ristrutturazione degli appartamenti di proprietà, tramite la cosiddetta “Legge Speciale per Siena”.

I presupposti e le opportunità

Un’opera come quella di un nuovo Museo è per una Contrada cosa molto complessa e lo è ancor più quando la progettualità, le risorse finanziarie e la capacità per la costruzione devono provenire quasi esclusivamente dalle risorse interne alla Contrada. Una vicenda analoga era stata per i tartuchini quella della costruzione dell’Oratorio di Sant’Antonio da Padova, edificato alla fine del Seicento e che è di per sé un museo naturale. Da quella esperienza andava tratto l’esempio, perché solo un percorso analogo avrebbe consentito la conclusione di quel progetto, già abbastanza complicato in partenza, ma che con il passar degli anni si andava arricchendo di nuove idee ed opportunità. Determinanti, fra le tante circostanze, l’occasione di poter utilizzare gli ampi spazi della gloriosa Società Mutuo Soccorso Castelsenio, trasferita a Sant’Agostino nel 2004, grazie all’acquisto del Palazzo Cesari-Manganelli voluto dai tartuchini alla fine degli anni ’90, ma soprattutto grazie alla loro volontà di misurarsi con le difficoltà economiche e di realizzazione, alle quali tutti hanno fatto fronte con grandi sacrifici personali, così come fu fatto per l’Oratorio.

Il progetto

Nasceva così, agli inizi del nuovo secolo, il progetto definitivo: non più un semplice Museo, ma un sistema museale innovativo sia dal punto di vista architettonico che culturale. Tutta la struttura edilizia di proprietà della Contrada, delimitata dalle due strade parallele – Via Tommaso Pendola e Vicolo della Tartuca – veniva coinvolta nella riorganizzazione razionale degli spazi e dei percorsi e nella contiguità delle diverse sezioni espositive, ricomprendenti anche l’Oratorio di Sant’Antonio ed il Museo originale, oggi convertito a luogo di riunioni e di rappresentanza. Le ampie vetrate progettate per l’affaccio dei locali sulle strade e la restituita visibilità di un antico vicolo di collegamento fra Via e Vicolo, chiuso nella prima metà del XIX secolo, avrebbero posto così in stretta contiguità l’interno del nuovo complesso museale con il rione della Contrada. Il succedersi delle diverse sezioni avrebbe creato un percorso museale coerente con la storia della Tartuca. Nel progetto erano previsti inoltre spazi di competenza dell’Economato, atti alla manutenzione dei materiali e tali da ricondurre entro la proprietà alcune attività che venivano svolte in ambienti da anni locati. Sotto il profilo espositivo il progetto era basato sul concetto portante che gli oggetti della Contrada, esposti e conservati in idonee teche, dovessero anche narrare la sua storia, quella dei suoi colori, dei suoi costumi e le sue vicende nel Palio.

La realizzazione

Oltre trent’anni di intenso lavoro hanno impegnato alcune generazioni di tartuchini nelle ripetute revisioni del progetto iniziale, nella ricerca di risorse finanziarie, negli approfondimenti storici e nelle vicende della ristrutturazione dei quartieri di proprietà della Contrada. Solo negli anni più recenti però, grazie ad un rinnovato impegno e a nuove risorse economiche, è stato possibile dar corso concretamente al progetto, ristrutturando definitivamente tutti gli ambienti, dotandoli di adeguati impianti, per procedere poi all’allestimento. Lo svolgersi di quest’ultima fase ha consentito ovviamente di riconsiderare, rivalutare ed approfondire filologicamente i diversi aspetti degli oggetti accuratamente selezionati, restaurandoli ove necessario, e ha permesso, di corredare le diverse Sezioni del Museo di adeguate informazioni e notizie storiche utili al visitatore. E’ stato così possibile giungere all’inaugurazione del nuovo Museo che si è svolta in due tempi diversi: una prima fase nel 2008 per la Sezione degli Arredi Sacri e definitivamente nel 2013 per le Sezioni del Costume e del Palio.

Un complesso museale dunque che è oggi visibile nella sua complessiva grandezza e nella cura del dettaglio, ma anche nella sua unicità culturale. Una pietra miliare nella storia della Tartuca, ma anche nella crescita delle Contrade.