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La Pittura del Palio

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Il drappellone o Palio, chiamato dai senesi il “cencio”, è il premio che viene consegnato alla Contrada vittoriosa. Il drappellone consiste in un dipinto realizzato, di norma, su seta, di 80 cm di larghezza per m 2,50 di altezza, che è sorretto da un’asta alabardata bianca e nera, è sormontato da un piatto d’argento e ha due pennacchi bianchi e neri che scendono lateralmente.

Ogni Palio testimonia un particolare periodo storico della città di Siena; quelli più antichi riportano i simboli dei vari governi che l’hanno amministrata: dallo stemma del granducato di Lorena a quello dei Granduchi di Toscana, da quello sabaudo al Regno d’Italia, dall’epoca fascista alla Repubblica.
Dal XIII secolo a Siena il premio per il vincitore della corsa era un pallium, il Palio, una stoffa preziosa che veniva poi utilizzata per farne paliotti e arredi sacri.
Successivamente i palii sono stati approntati in modo molto standardizzato.

I palii più antichi conservati dalla Contrada della Tartuca risalgono alla fine del XVIII secolo; sono stati dipinti da artisti ignoti e sono caratterizzati da una rappresentazione semplice con l’immagine della Madonna e stemmi nobiliari e del comune. Anche nel secolo successivo i drappelloni si differenziarono poco l’uno dall’altro. Dalla fine del Settecento divenne in uso raffigurarvi la Madonna di Provenzano, per la carriera di luglio, e l’Assunta, per quella di agosto.
Fino alla fine dell’Ottocento il compito di realizzare le decorazioni – araldiche, allegoriche e sacre – del “cencio” fu sempre affidato a botteghe di artigiani locali, in seguito sul drappellone fecero la loro apparizione figure e scene allegoriche, per opera di artisti come Carlo Merlini che dipinse il palio vinto dalla Tartuca (16 agosto 1895) oltre il primo stemma sabaudo della bandiera della Contrada, o come Pietro Loli Piccolomini (16 agosto 1902), autore anche del bozzetto per la nuova comparsa tartuchina del 1904.

La realizzazione dei drappelloni nella prima metà del XX secolo venne assegnata per concorso a giovani pittori provenienti dall’Istituto d’Arte di Siena che in quel periodo usavano lo stile liberty. I palii vinti in quel periodo dalla Contrada della Tartuca sono stati dipinti da Aldo Piantini (carriera 16 agosto 1910), Vittorio Emanuele Giunti (carriere 16 agosto 1914, 16 agosto 1930, 2 luglio e 16 agosto 1933).
Anche nel periodo post-bellico la pittura dei palii venne affidata esclusivamente a pittori di Siena come Irio Sbardellati (carriera 16 agosto1951), Aleardo Paolucci (carriera 2 luglio 1953) e Ezio Pollai (carriera 2 luglio 1967).

Nel 1970 l’Amministrazione Comunale, Sindaco il tartuchino Roberto Barzanti, stabilì che la pittura del Palio d’agosto poteva essere assegnata ad artisti internazionali. Fu quello un vero e proprio spartiacque nella committenza: da allora ad oggi i musei delle diciassette Contrade, ed ovviamente anche il Museo della Tartuca, si sono arricchiti di un gran numero di opere d’arte di artisti contemporanei di valore assoluto.
Nel nostro Museo, alla unicità delle formelle metalliche sbalzate di Oscar Staccioli (2 luglio 1972), alla materialità del palio bilaterale e “universitario” di Carlo Pizzichini (3 luglio 1991), alla bella opera di Eugenia Vanni (2 luglio 2009), hanno fatto così seguito i capolavori di Sandro Chia (16 agosto 1994), Fernando Botero (16 agosto 2002), Igor Mitoray (16 agosto 2004) e Franco Fortunato (16 agosto 2010).